lunedì 29 giugno 2009

Toccare ferro



Nel Medio Evo si inchiodava un ferro di cavallo alla porta per tenere lontano fattucchiere e streghe. L’origine di questa superstizione è inglese. Raccontano le leggende che un giorno il diavolo, sotto mentite spoglie, si presentò a san Dunstano che era un maniscalco, pregandolo di ferrargli il piede porcino. Il santo capì subito che il cliente era il demonio e lo trattò a dovere. Lo legò fermo al muro con una catena, gli forgiò un bel ferro a giusta misura e l’inchiodò a suon di martellate nella zampa del poco raccomandabile cliente. Inutilmente questo si mise a urlare ma il santo continuava a battere con violente martellate il piede della bestia che dovette darsi per vinta e chiedere pietà. Il santo maniscalco allora come contropartita della liberazione strappò al maligno la promessa di non entrare mai più in un luogo dove ci fosse un ferro di cavallo. Ancora oggi il ferro di cavallo è ritenuto un portafortuna, specialmente se trovato in un sentiero con i chiodi ancora infissi. Anche un chiodo portato in tasca ha funzioni scaramantiche (“apotropaiche”, ndr) come il ferro. Nella tradizione nordica invece di “toccare ferro” si dice “toccare legno”. Va ricordato in proposito che il nome del legno in tutte le lingue celtiche è omonimo di scienza, di sapere, e gli alberi, specialmente la betulla, il melo, il tasso, sono presenti in tutta la simbologia della vita e della morte. La bacchetta di nocciolo è generalmente usata in magia per fare incantesimi e per combattere il male.

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